Se vi immaginate trentenne, uomo e con una sfrenata passione per il calcio, certo non vi sentirete originali, ma: preferireste essere colti da un annuncio pubblicitario di Dazn o sorbirvi, magari a ora di cena, la reclame degli assorbenti?

Ugualmente, se vi immaginate trentenne, donna e attratta dalla moda, cosa preferireste: sorbirvi l’ennesimo spot sulle imperdibili sfide di Champions o la pubblicità di Zalando?

Il confronto che vi ho proposto, per riflettere su un termine che sentiamo spesso e spesso demonizzato: la profilazione.
Per i profani: tutti i dati che le “macchine” raccolgono su di noi in rete e con i quali disegnano un profilo che i marketeers sperano quanto più possibile verosimile.

La profilazione è vista, talvolta, come un’invasione della privacy, ma, bene ricordarlo, non è mai legata ai nostri dati anagrafici.
Per le macchine, ognuno di noi è un Signor X con gusti determinati.

Ovvero: ad ognuno dei quali so quale pubblicità mostrare e quale no.
Concentratevi sul “quale no” e ne afferrerete subito i vantaggi.

La pubblicità è inevitabile, anzi: in Rete spesso è grazie ad essa che otteniamo cose gratuite.
Se è mirata, se mi racconta novità e offerte di cose che mi interessano, non è più becera reclame ma vera e propria informazione, no?

Immaginatevi di nuovo 30enne, maschio, con una grande passione calcistica. Non vi interesserebbe sapere che c’è chi può proporvi le partite di Champions ad un prezzo inferiore di quel che pagate?

E allora?
Viva la profilazione, se ci evita pubblicità che non ci interessano e ci mostra quelle degli argomenti che abbiamo chiari.

Ps: magari chi lavora nel settore potrebbe sviluppare una migliore misura.
Per esempio: se non apro la mail di un’assicurazione che mi propone l’Rc auto per una, due, tre volte… caro marketeer fattene una ragione: non mi interessa, sto bene dove sto, non devo rinnovare l’Rc auto ancora per mesi e mesi…